domenica 3 febbraio 2013

I NOIR NON FANNO PER ME (IL NUOVO CAMILLERI)

I noir non fanno per me.

La mia parte 'ombra' è già ben sviluppata di suo da non necessitare di esperienze che le facciano da cassa di risonanza, dunque non sono mai stata un'amante nè di gialli, nè di horror, nè di noir. Tutto quanto ha un colore troppo dark preferisco lasciarlo alle persone che amano definirsi solari. Io, che sono molto lunare, preferisco decisamente altro. La legge degli opposti no?

Mi fa male il noir.

Per questo, quando ho visto in libreria l'ultimo libro di Camilleri, Il Tuttomio, classificato come noir, non l'ho preso in considerazione. Poi però incuriosita l'ho aperto e ne ho letto la trama. Stavolta niente Montalbano e una scrittura che esula dalla sicilianità che da sempre caratterizza lo scrittore.

La storia mi ha incuriosito molto e così ho comprato il libro e l'ho letto tutto d'un fiato.
Male, malissimo, perchè mi ha talmente inquietato che sono dovuta andare a dormire, alle 3 di notte circa, con la luce accesa.

Il noir mi fa male, è indiscutibile.

E fosse solo finzione uno si metterebbe anche l'anima in pace, invece - dannazione - il libro di Camilleri è liberamente ispirato ad un fatto di cronaca, avvenuto nel 1970 e del quale nella mia beata età dell'innocenza avevo sentito solo vaghi echi mediatici. Naturalmente, letto il libro, sono andata a documentarmi dettagliatamente su Wikipedia, che cito:

"Il delitto di via Puccini designa un evento di cronaca nera verificatosi a Roma il 30 agosto 1970. Si tratta di un duplice omicidio seguito dal suicidio dell'assassino.
La vicenda ebbe ampia risonanza all'epoca per via dei personaggi coinvolti: il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino (Roma, 1927), sua moglie Anna Fallarino (Amorosi, 1929) e l'amante di lei, lo studente universitario Massimo Minorenti (Roma, 1945), che aveva avuto una relazione con la ballerina Lola Falana e che la Fallarino aveva conosciuto ad una festa".
 
Fin qui niente di strano, per il resto potete documentarvi come ho fatto io. Ma tornando al libro, che dal fatto di cronaca trae soltanto una libera ispirazione, io lo so cos'è che mi ha sconvolto - quello che mi sconvolge sempre: è la percezione di quel confine labilissimo fra follia e normalità.  

Quand'è che comincia la follia?

Nel Tuttomio emerge chiaramente quanto la cosa non sia determinabile: se ne possono identificare tracce, radici e semi a ritroso, ma finchè la storia non finisce e la follia pura non esce allo scoperto non definiremmo Arianna, la protagonista, una pazza.

La sua follia è talmente parte di lei, e lei è talmente candida e priva di retropensieri nel suo essere da sconvolgerci. Suo marito Giulio, quasi trent'anni più vecchio, è rimasto stregato da lei, lei che con estrema naturalezza si è infilata nella sua vita, così come, con estrema naturalezza, senza far rumore e senza quasi lasciare un segno del suo passaggio, la prima notte si è infilata nel suo letto, accanto a lui. Per un motivo semplice, il più banale: perchè aveva paura di dormire da sola.

Arianna come l'eroina mitologica è un labirinto fatto di caverne e cunicoli. E' selvatica e ignorante nel senso più genuino del termine, eppure sposando Giulio si è ritrovata a fare una vita aristocratica, piena di agi. Lui la adora, la vizia, lei lo ama perchè lui la capisce. Lui riesce sempre a scegliere la via giusta all'interno dei suoi cunicoli interiori, ad assecondarla e a toglierle ogni senso di colpa. 

Arianna come Lolita, come tutte quelle donne bambine a cui un uomo non ce la fa a dire di no, come non si riesce a dire di no alla propria figlia. Ma chi l'ha detto che una bambina sia per forza innocente? A volte il candore più estremo può essere talmente avulso dalla percezione della realtà da creare dei mostri.

Arianna vive nella torre d'avorio del suo mondo interiore, che è rimasto quello della sua infanzia selvatica e della sua adolescenza cruda, che probabilmente è riuscita a superare non filtrandola col raziocinicio ma assorbendola tutta in sè, come un gioco, a volte bello a volte crudele. C'est la vie.

E la stessa deliziosa crudeltà Arianna la applica al suo mondo adulto, di cui è la principessa indiscussa: regina dei suoi capricci e di quelli del marito, lo ama follemente pur senza averci mai fatto l'amore. Lui non può: è castrato.

Il sesso di suo marito però è ben sostituito da quello di molteplici compagni di avventura, che si avvicendano sul suo letto (o sul lettino della spiaggia fatta apposta come teatro di caccia per questa strana e facoltosa coppia), ma mai più di due volte.

La coppia fin dall'inizio ha consolidato questo menage sessuale, che pare soddisfare entrambi. Ogni situazione bordeline è però per sua natura a rischio precipizio, e per caderci dentro può bastare un soffio di vento. Oppure un ragazzino: come Mario, che nell'esplosione ormonale dei suoi 17 anni si innamora di questa trentenne dal corpo esplosivo e dalla testa di bambina incapace di discernere il bene al male.

Lei che, così come punisce la sua bambola Stefania, facendola a pezzi e credendo fermamente di dare giusta punizione ad un'amica cattiva, nemmeno si accorge quando oggetto delle sua violenze è un essere umano.

Neanche il marito se ne accorge, e i cadaveri vengono nascosti con il più inumano degli aplomb.

Camilleri ci fa entrare nella testa di una personalità borderline, facendoci rabbrividire di volta in volta per un motivo sempre diverso: il disgusto per lo stile di vita della coppia, l'orrore per la mutilizazione di Giulio e per il passato di Arianna, l'annichilimento per la palese assenza di giudizio di lei governata esclusivamente da un'egotica pulsione istintuale, la sua incapacità di discernere il bene dal male. Come quei bambini che guardano i cartoni dei supereroi e, credendo di poter volare, si lanciano dalla finestra. Oppure uccidono il loro compagno di giochi, perchè tanto è tutta una finzione, mica muore per davvero...

"Tu non l'appari, ma lo sei. dentro, nel profondo di te. Intuisco in te come un continuo scontro contraddittorio che riesci a nascondere assai  bene. Dentro di te c'è un vero e proprio labirinto, Arianna, pieno d'angoli oscuri, di viottoli ciechi, d'abissi e di caverne [...] Tu non puoi o non vuoi rendertene conto. Sappi comunque che io non mi ci avventurerei nemmeno se mi fornissi il tuo filo, Arianna.  Avrei paura a incontrare il  tuo Minotauro. Non sono Teseo."


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