mercoledì 29 maggio 2013

EVOCAZIONI METROPOLITANE (PERFECT IS BORING)

"Può darsi che l'aspetto più interessante di un incontro sia nella dimensione ipotetica che gli vibra intorno: nelle possibilità non verificate" [A.d.C.]

Se c'è un tipo di persona in grado di incutermi un timore reverenziale è quella che non sbaglia mai una mossa, col sorriso di default e la luna mai storta. La perfetta incarnazione del modello umano che ci presentano i manuali di automotivazione. Mi spaventano le persone troppo lineari.

Sarà che io, nel mio groviglio di contraddizioni, di impulsi spesso contrastanti, di circuiti cerebrali in perenne rotazione, come una bambina curiosa do ascolto alla mia pancia - e il contrasto con quello che dice la testa è sempre in ballo. Mi tranquillizzano invece le altrui follie, le altrui incoerenze. Godo talmente tanto - quasi fisicamente - nell'indagare gli anfratti reconditi di un animo, per poterne apprezzare uno che sia già svelato, per quanto bello e pulito.


Tremo di fronte a chi gestisce la propria esistenza con lo stesso piglio matematico che riserva al planning degli impegni settimanali. E' repulsione mista ad attrazione curiosa, forse perchè vorrei in fondo esser così anch'io. O forse è solo il fatto che la perfezione, come la felicità, non può essere che un'aspirazione, la meta mai raggiunta di una continua ricerca. Puoi sfiorarla, arrivarci tanto vicino da percepirne nitidamente i contorni e anche il profumo, ma non la conquisti mai, non la addomestichi, non la tieni più di quanto non si trattenga un soffio di vento. 


E poi ci sono invece  quelle persone che ti colpiscono perchè appaiono completamente fuori contesto. 

Lui è così. 

Quella voce. Stamani quella voce è stata miele per me. Mi ha portato verso sud, verso il mare, in un tratto di costa compreso fra Roma e la Calabria. Spazi aperti, sole e profumo di libertà, che per me è l'odore del mare. O quel raggio di sole insistente che ti batte sull'avanbraccio mentre pranzi in un ristorante all'aperto. Bevi un bicchiere di vino bianco e assapori del cibo, cercando di far durare quel momento di assoluto piacere il più a lungo possibile. 

Mi capita di incontrarlo la mattina quando sono in ritardo. E ogni volta ci guardiamo. Ma non ci parliamo, mentre l'autobus percorre il suo tratto nel grigiocemento della periferia est di Milano. 

La sua voce.

Stamattina mi sono accorta che la sua voce è praticamente identica a quella di un mio amico. Matrice calabrese naturalizzata romana. Ha quel timbro suadente - caldo e mellifluo - tipico dei piacioni, non mi viene altro termine per descriverlo.

Lui è alto e moro, ma decisamente più ruspante di Mr. Sincronicità. Legge l'ultimo libro di Dan Brown e ha una giacca di pelle. Ha le sopracciglia aguzze che il mio libro sulla fisiognomica attribuisce senza mezzi termini a una categoria: gli stronzi. Però ha un viso interessante, un po' tagliente, ma molto interessante. Irregolare come piace a me.

Incontra spesso colleghe femmine che lo salutano con sorrisi e nonchalance. Nessuna pare notarne il fascino. Solo io? E la sua voce pacata e consapevole parla del progetto che sta elaborando: giocarsi ogni settimana dieci euro di gratta e vinci. Se il progetto va in porto, torna a Roma. Perchè nell'azienda ci resterebbe anche, ma è questa città che proprio fa schifo. 

Eppure dalla sua bocca questa lamentela non esce come la solita lamentela del pendolare insoddisfatto. Quello che emerge prorompente non è il negativo: è un positivo che straborda. Un'incontenibile energia calda, che viene dal sud, e che è come quella di un bambino vivace messo a dormire il pomeriggio all'asilo. Lui non ha sonno. Eppure se ne sta sdraiato buono buono, con gli occhi sgranati. Sa che presto l'ora del sonno finirà e lui potrà tornare a dare sfogo alla sua vitalità. è sereno nella sua consapevolezza. Pronuncia la parola schifo sorridendo. Lui ha già capito tutto.

La collega lo guarda divertita. Perchè lui è uno che le donne le fa sorridere - no doubt - e gli chiede quanto gli stia costando questo suo progetto. "Ho cominciato solo da due settimane. E' un piano recente."

Lui parlava con questa tipa in un sedile nella fila di destra, poco più avanti della mia fila. E io per una volta mi ero tolta le cuffie dalle orecchie e ascoltavo, con un sorrisetto in faccia anch'io. Ascoltavo rapita questi scampoli di vita che lui raccontava e immaginavo il suo mondo, e il suo mondo mi sapeva di caldo, di colorato in mezzo a quel grigio. Un milanese non farebbe mai discorsi simili. La stessa voce melliflua che di lui mi ha come ipnotizzato è uno dei motivi per cui non lo sceglierei mai come uomo. Il suo potere ipnotico è troppo democraticamente distribuito. Ma mi ha riscaldato la mattinata, mi ha acceso la fantasia.

- Ciò che ci nutre ci distrugge -

(Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale © Riproduzione riservata)

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