Andare in un multisala nel periodo delle feste natalizie può rivelarsi un'interessante esperimento sociologico, se riuscite a superare una serie di ostacoli che vi troverete immancabilmente davanti:
a) fila chilometrica alla cassa;
b) vicino di posto sgranocchiatore folle di tutto ciò che di croccante e rumoroso ci sia in commercio;
c) odore nauseante di popcorn ovunque;
d) commenti impropri e assolutamente inopportuni provenienti dalla fila davanti;
e) risate sguaiate nel totale silenzio;
f) mezz'ora di pubblicità pre-film su attività commerciali dai nomi improbabili;
g) poltrone sporche, meglio non indagare di cosa;
h) colpi sul retro delle suddette poltrone, provenienti dagli occupanti dei posti dietro di voi.
Ecco, tutte queste prove di sopportazione meritebbero la ricompensa di un bel film. Quando ciò non succede, capita che un po' ti girino le scatole. Infatti.
Il film in questione è "La bellezza del somaro", che sulla carta promette bene, con il duo Castellitto - Mazzantini, lui regista e attore, lei in questo caso sceneggiatrice, che avevo apprezzato nel bellissimo "Non ti muovere". Invece questo film non mi è piaciuto per niente. L'ho trovato talmente noioso che a metà avevo la tentazione di uscire di sala. Qualcosa del genere mi era capitato con "Basilicata Coast to Coast" di Rocco Papaleo, che per fortuna era in dvd e quindi è bastato spegnerlo.
La psicologa repressa? Nella Bellezza del somaro c'è (Laura Morante). Il marito infantile e fedifrago? C'è (Sergio Castellitto). Il corpo in mostra della di lui amante venticinquenne? C'è (Lola Ponce). La figlia adolescente incazzata? C'è (Nina Torresi, bravissima). La pazza alcolizzata e il mitomane suicida? Ci sono. Gli amici del marito ancora più scemi di lui? Ci sono. La no global segretamente lesbica? C'è. La badante rumena laureata? C'è. L'adolescente sovrappeso, quello di colore, quello mistico, quello ancora vergine? Presenti. L'anziana che ruba al supermercato? C'è. La nonna arzilla con il lifting? C'è. Il concepimento in aereo? C'è. Il fidanzato fuori età? C'è. E ci sono tanti somari che fanno la loro comparsa in qua e in là. C'è tutto in questo film. Uno zibaldone di stereotipi inefficaci. Vorrebbe far ridere ma non lo fa: urla, pianti, battute esasperate e continue, personaggi macchiettistici che non reggono. Vorrebbe far riflettere ma non lo fa. Qualche scena di pseudo epifania, confessioni del genitore alla figlia, confronti generazionali mal riusciti. E soprattutto la figura del fidanzato settantenne Enzo Jannacci, che forse voleva essere poetica, saggia, incisiva, forse doveva essere la chiave di volta e il perno del film, ma che risulta invece bidimensionale, priva di spessore, vuota, e non aggiunge niente a una commedia dal retrogusto amaro che tutto propone e che niente coglie. Persino la colonna sonora, con i Cranberries e 50 cent, l'ho trovata superficiale e irritante. Un cinepanettone travestito da film intellettuale. Penso che fare commedia non sia nelle corde di tutti, e che forzare le cose solitamente porta a risultati pessimi.
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