Venerdì sera, in viaggio da Milano a Roma, giusto due minuti prima che il treno toccasse i binari della stazione Termini sono riuscita a finire "La settima onda", di Daniel Glattauer, che ormai da più di un mese giaceva ingiustamente abbandonato sul mio comodino. Ingiustamente perché è un libro che si vola, e che difficilmente può rimanere "in progress" per più di qualche giorno. Ma da un pezzo a questa parte il mio rapporto con la lettura è passionale e discontinuo. Accumulo libri e riviste per settimane, guardandoli distrattamente all'inizio o alla fine di giornate sempre più piene, poi appena trovo quelle due ore in cui "mi sento pronta" (ultimamente sempre più spesso in treno), li apro e mi lascio catturare, rimanendo come sotto l'effetto di uno stupefacente fino all'ultima riga. E allora se ho tempo ne ricomincio subito un altro, magari un altro ancora. Poi arriva di nuovo il risucchio della quotidianità... fino al prossimo viaggio mentale!
Questo libro di Daniel Glattauer l'ho aspettato a lungo: "La settima onda" è infatti il seguito di "Le ho mai raccontato del vento del Nord", caso editoriale in Germania prima che da noi, con più di 800.000 copie vendute. Perché se il tema è sempre lo stesso dalla notte dei tempi - l'amore e l'innamoramento - Glattauer col suo romanzo dal titolo accattivante è però riuscito a cogliere una situazione, una sfumatura tanto attuale e moderna quanto surreale. Ci si può innamorare di qualcuno per le parole che ci scrive via mail? E non si tratta solo di innamorarsi: si tratta di una dipendenza, di una dolce droga a base di endorfine via web. Questo succede a Emmi Rothner e Leo Leike, che si conoscono tramite un indirizzo mail sbagliato e iniziano così una corrispondenza elettronica, dapprima ironica, a tratti diffidente, poi sempre più intima e indispensabile.
Di cosa parlano Emmi e Leo nelle loro mail? Di niente, o di tutto. Di loro. Di questa bolla di sapone che tra loro si è creata, in modo assolutamente casuale. Parlano poco del marito di Emmi, o della vita sentimentale di Leo. Scandagliano fino all'estremo invece i loro sentimenti, le reciproche sensazioni moltiplicate e amplificate in un eterno presente. Ma la vicinanza che si crea tra due persone che si scrivono per mesi senza vedersi - quel senso di intimità che li fa sentire un tuttuno con la tastiera del computer e con lo schermo, dove ogni lettera che compare è una manifestazione dell'altro senza volto - quell'intimità è vera o è viziata dalla tecnologia? E' semplicemente una sintonia di spirito, alimentata da un'ironia comune e dalla curiosità reciproca, o è qualcosa di raro?
Quando sensazioni e sentimenti vanno mille volte più veloci della realtà, quando l'altra persona diventa protagonista dei penseri senza avere una fisionomia, non ci possono essere vie di mezzo, non si può sfuggire, nemmeno andandosene a Boston come fa Leo. Si può scegliere di conservare "l'illusione del tutto", protraendo all'infinito il rapporto elettronico fino a che i virtuosismi verbali e le variazioni sul tema non si esauriscono, e a quel punto uno dei due può rimanerci molto male. Oppure si può scegliere di cambiare piano e passare alla realtà, o la va o la spacca. Quel volto, quelle mani che per mesi hanno digitato i tasti nella luce di uno schermo, quelle spalle, quel corpo e quell'odore ci sembreranno familiari o estranei? Cosa diranno gli occhi? La verità sta tutta lì. E allora o il senso di estraneità ci assesterà un colpo al cuore terribile, oppure ci sentiremo a casa. Magari non subito - ci sarà sempre da aggiustare un po' il tiro - ma la strada sarà quella buona. Ecco, Glattauer nel Vento del Nord ha avuto il pregio di raccontare una storia che più contemporanea non si può (anche se, a dirla tutta, permane un senso di retrò nel fatto che Emmi e Leo non si scambino foto... e non abbiano un profilo su Facebook), e lo ha fatto con una scrittura incalzante e vivace, dove il bello sta proprio nell'interazione al limite dell'ossessivo fra i due, con tutti gli slanci, le reticenze, i timori, le speranze taciute e l'orgoglio zittito, la curiosità e la necessità di farsi da parte. Il primo è un piccolo cult pop. Nella Settima Onda ho temuto che fosse toccato l'eccesso, e che la storia così folle e così vera perdesse mordente in un brodo allungato che non aggiungeva niente di nuovo, pur mantenendo lo stile. Non è così. E' sempre un seguito, ma tiene alto l'onore della storia e soprattutto la traghetta verso una degna conclusione. Grazie di cuore Glattauer per esserti preso la briga di scegliere cosa ne sarebbe stato di Emmi e Leo, e averci risparmiato la cosa più terribile per una storia come questa: un finale aperto.
Questo libro di Daniel Glattauer l'ho aspettato a lungo: "La settima onda" è infatti il seguito di "Le ho mai raccontato del vento del Nord", caso editoriale in Germania prima che da noi, con più di 800.000 copie vendute. Perché se il tema è sempre lo stesso dalla notte dei tempi - l'amore e l'innamoramento - Glattauer col suo romanzo dal titolo accattivante è però riuscito a cogliere una situazione, una sfumatura tanto attuale e moderna quanto surreale. Ci si può innamorare di qualcuno per le parole che ci scrive via mail? E non si tratta solo di innamorarsi: si tratta di una dipendenza, di una dolce droga a base di endorfine via web. Questo succede a Emmi Rothner e Leo Leike, che si conoscono tramite un indirizzo mail sbagliato e iniziano così una corrispondenza elettronica, dapprima ironica, a tratti diffidente, poi sempre più intima e indispensabile.
Di cosa parlano Emmi e Leo nelle loro mail? Di niente, o di tutto. Di loro. Di questa bolla di sapone che tra loro si è creata, in modo assolutamente casuale. Parlano poco del marito di Emmi, o della vita sentimentale di Leo. Scandagliano fino all'estremo invece i loro sentimenti, le reciproche sensazioni moltiplicate e amplificate in un eterno presente. Ma la vicinanza che si crea tra due persone che si scrivono per mesi senza vedersi - quel senso di intimità che li fa sentire un tuttuno con la tastiera del computer e con lo schermo, dove ogni lettera che compare è una manifestazione dell'altro senza volto - quell'intimità è vera o è viziata dalla tecnologia? E' semplicemente una sintonia di spirito, alimentata da un'ironia comune e dalla curiosità reciproca, o è qualcosa di raro?
Quando sensazioni e sentimenti vanno mille volte più veloci della realtà, quando l'altra persona diventa protagonista dei penseri senza avere una fisionomia, non ci possono essere vie di mezzo, non si può sfuggire, nemmeno andandosene a Boston come fa Leo. Si può scegliere di conservare "l'illusione del tutto", protraendo all'infinito il rapporto elettronico fino a che i virtuosismi verbali e le variazioni sul tema non si esauriscono, e a quel punto uno dei due può rimanerci molto male. Oppure si può scegliere di cambiare piano e passare alla realtà, o la va o la spacca. Quel volto, quelle mani che per mesi hanno digitato i tasti nella luce di uno schermo, quelle spalle, quel corpo e quell'odore ci sembreranno familiari o estranei? Cosa diranno gli occhi? La verità sta tutta lì. E allora o il senso di estraneità ci assesterà un colpo al cuore terribile, oppure ci sentiremo a casa. Magari non subito - ci sarà sempre da aggiustare un po' il tiro - ma la strada sarà quella buona. Ecco, Glattauer nel Vento del Nord ha avuto il pregio di raccontare una storia che più contemporanea non si può (anche se, a dirla tutta, permane un senso di retrò nel fatto che Emmi e Leo non si scambino foto... e non abbiano un profilo su Facebook), e lo ha fatto con una scrittura incalzante e vivace, dove il bello sta proprio nell'interazione al limite dell'ossessivo fra i due, con tutti gli slanci, le reticenze, i timori, le speranze taciute e l'orgoglio zittito, la curiosità e la necessità di farsi da parte. Il primo è un piccolo cult pop. Nella Settima Onda ho temuto che fosse toccato l'eccesso, e che la storia così folle e così vera perdesse mordente in un brodo allungato che non aggiungeva niente di nuovo, pur mantenendo lo stile. Non è così. E' sempre un seguito, ma tiene alto l'onore della storia e soprattutto la traghetta verso una degna conclusione. Grazie di cuore Glattauer per esserti preso la briga di scegliere cosa ne sarebbe stato di Emmi e Leo, e averci risparmiato la cosa più terribile per una storia come questa: un finale aperto.
Brava. ero indeciso se leggere o no i 2 libri per timore di una storia scontata e melensa...vedo di procurarmi il primo :)
RispondiEliminaE' una storia d'amore ma di scontato e tantomeno melenso non c'è niente, anzi c'è molta ironia. Poi fammi sapere cosa ne pensi! ;-)
RispondiEliminasono daccordissimi con Francesco, sei proprio brva....................
RispondiEliminaQuanti complimenti oggi... di questo passo mi monto la testa!!! :-D Felice che Glattauer sia piaciuto!
RispondiEliminaIeri sera ho iniziato a leggere la Settima onda e mi sono fermata solo quando sono arrivata all'ultima pagina. Fantastico, travolgente, avvincente. Hai ragione Silvia nel ringraziare Glattauer per essersi preso la briga di scrivere il seguito di Emmi e Leo. Bei libri, li consigli a tutti ;)
RispondiEliminaCiao Clematis, grazie per esserti 'imboscata' nel mio blog e scusa il ritardo nella risposta ma ero in vacanza :-) Glattauer non delude...!
RispondiEliminaA presto!
Ho finito appena ieri di leggerlo e già mi manca, mi mancano le sensazioni,le parole piene di emozione devo assolutamente continuare con la settima onda....
RispondiEliminaSì! Poi fammi sapere ;-)
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