martedì 9 novembre 2010

GORBACIOf

In questo periodo ho bisogno di poesia. Per questo ho voglia di scrivere di questo film. L'ho visto ormai più di una settimana fa al Cinema Eliseo a Milano, in un giorno di pioggia battente e con un po' di scetticismo sul tema, anche se consapevole della grandezza di Toni Servillo, che mi ha stregato nell'interpretazione di Andreotti nel Divo di Sorrentino.

Gorbaciof è un film che fa la differenza. Il regista è Stefano Incerti, poco conosciuto anche se non esordiente. Questo film ce lo siamo persi il primo giorno a Venezia, era presentato fuori concorso e noi siamo arrivati in ritardo alla proiezione, trafelati per il viaggio e l'estenuante pellegrinaggio vaporetto - bus... e il film è andato buca. Era un dovere morale recuperarlo!

Si potrebbe dire che sia un film muto, o quasi, fatta eccezione per alcune battute in napoletano e in cinese (ahimè con i sottotitoli tagliati dallo schermo del cinema!). Questo particolare mi aveva non poco preoccupato, invece devo dire che non si avverte la mancanza dei dialoghi: la presenza scenica di Servillo e la forza che dà al personaggio di Gorbaciof reggono tutto il film, l'impianto narrativo non mostra cedimenti nè concede spazio alla noia. 

GorbacioF è Marino Pacileo - soprannominato così per una grossa voglia sulla fronte che lo accomuna al GorbacioV originale - ed ha tutte le caratteristiche dell'antieroe. E' un contabile del carcere di Napoli, solitario e decisamente eccentrico, la cui unica distrazione sembra essere il gioco d'azzardo, in cui è un fuoriclasse. Proprio giocando d'azzardo nel retrobottega puzzolente di un ristorante cinese conosce Lila (Yang Mi), la figlia del proprietario, di cui  - a modo suo - si innamora. Soprattutto prova un istinto di protezione per la sua purezza in mezzo a tanta bruttura, teme che possano sfruttarla e inizia a proteggerla, così fra i due comincia un rapporto tutto particolare: due persone tanto diverse che iniziano a camminare - quasi a volare - fianco a fianco con grazia sublime, come farfalle.

Lila è bellissima. La sua pelle perfetta, il sorriso bianchissimo che si schiude raramente e che quando succede sembra una magia, sono quasi un miraggio in una Napoli caotica e violenta, multietnica come non mai. Gorbaciof dal canto suo non è certo un romantico, è rude e inselvatichito, eppure è rapito da lei e riesce a sua volta a rapirla.

C'è poesia in questo film e molta forza nei personaggi e nelle immagini, che sopperisce alla mancanza delle parole. Cè una Napoli multietnica e vitale, anche se violenta, che per una volta viene mostrata da un punto di vista non strettamente connesso alla mafia. Non è un capolavoro, ma un film che non lascia indifferenti e mostra scenari diversi, con l'esplorazione di nuovi codici espressivi e narrativi. Il finale è l'unico possibile.

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