Non ho fatto come Francesco Piccolo nel post precedente, che rimanda all'infinito la visione di un film; a dirla tutta avrei voluto far durare un po' di più l'attesa e invece sono diligentemente e banalmente andata a vedere "The Social Network" nel primo weekend di programmazione, trovando un cinema stranamente poco gremito, pur essendo sabato sera nel centro di Siena. L'impressione che ho è che questo film, annunciato come il film dell'anno per la golosità del tema, non abbia fatto un grande botto, o quantomeno sia uscito un po' in sordina.
La regia è di David Fincher (tra i suoi lavori più famosi ci sono "Seven", "Fight Club", "Panic Room" e il recente "Il curioso caso di Benjamin Button").
"The Social Network" racconta la storia del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, interpretato da Jesse Eisenberg (che pare sia un geek anche nella realtà) e tutti gli eventi legati alla nascita del social network globale. I temi che gravitano intorno a questa storia sono vari: in primo luogo c'è la figura di Zuckerberg, giovane nerd tanto geniale quanto, evidentemente, piuttosto cinico e indiscutibilmente stronzo, che posta sul suo blog frasi poco politically correct sulla ragazza che lo ha lasciato, partorisce idee geniali nel bel mezzo di una festa caraibica a temperature glaciali, se ne va in ciabatte persino alle udienze coi giudici e non si fa troppi scrupoli a dare il benservito a chi intralcia il suo piano, come appunto il suo amico fraterno Eduardo Saverin - Andrew Garfield, cofondatore del Social Network, estromesso e poi marginalmente riammesso nell'affare Facebook, passando per vie legali. Perchè non arrivi a 500 milioni di amici senza farti qualche nemico.
E' la classica realizzazione del sogno americano, dove il ragazzino di venti anni è in grado di creare un impero, perchè se hai le capacità, se sei un "visionario" (e disponi di un notevole egocentrismo e una buona dose di fortuna) puoi diventare padrone del mondo. Il sogno americano, appunto, che in Italia difficilmente sarebbe possibile... ma questo è un altro discorso e puzza di retorica.
Il film è veloce e incalzante, con dialoghi serrati e ben concepiti, e rende molto bene l'idea di qualcosa che nasce come un vero e proprio colpo di genio, risposta creativa ad un'esigenza concreta delle persone, e che esplode in breve tempo espandendosi vorticosamente. La cosa buffa e al contempo efficace è la perfetta rappresentazione di un qualcosa cresciuto troppo in fretta rispetto al suo inventore e alle altre persone coinvolte: ci sono in ballo miliardi e Mark ed Eduardo si trovano ancora a litigare per "la storia della gallina", dell'ammissione a un certo club universitario o per le ragazze. Sono geni - Mark è un genio - ma sono anche ventenni con qualche ideale in testa (soprattutto Eduardo) e molti ormoni in circolo. Quando poi si mette in mezzo Sean Parker - Justin Timberlake, fondatore di Napster, tra Mark ed Eduardo succede il casino definitivo, salvo che poi Sean si rovina in seguito ad un festino a base di coca. Emerge così anche la facilità con cui sia facile "sputtanarsi", con tutti quei soldi e quella fortuna a disposizione, e da questo punto di vista Zuckerberg, per quanto poco simpatico, a differenza di Parker riesce a tenere in pugno la situazione e il suo progetto senza perdersi per strada, arrivando a diventare il più giovane miliardario di tutti i tempi.
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