lunedì 15 novembre 2010

LO SO CHE C'ENTRA POCO O NIENTE MA...

LO SO CHE C'ENTRA POCO O NIENTE MA voglio raccontare quest'episodio.
Sono su un Frecciarossa qualsiasi di un giorno qualsiasi nei miei pellegrinaggi Firenze - Milano. Mi faccio i cavoli miei, come al solito. Ma come al solito c'è chi invece adora farsi i cavoli degli altri, o quantomeno fare in modo che i suoi, di cavoli, siano resi noti a tutti.
Davanti a me uno strano signore, di un'età approssimativamente vicina agli ottanta, a giudicare dal volto rugoso, ma con un fisico massiccio e robusto da boxeur attempato, che legge Il Venerdì di Repubblica con occhiali spessi calati sul naso schiacciato. Nei quattro sedili alla mia destra un ragazzo mezzo addormentato e poco memorabile e due donne. La mia attenzione è stata attirata proprio da loro due, provenienti da Roma e dirette a Milano, anzi a Bergamo.

La prima cosa che vedo sono le scarpe di quella seduta dalla parte del corridoio: tronchetti tacco dieci con risvolti leopardati, abbinati a gonna leopardata e giacchino di simil-pelle Zara. Unghie laccate di un indefinito colore scuro e caschetto corvino. Età approssimativa: tra i quarantacinque e i cinquanta, a giudicare dalle rughe variamente posizionate sulla faccia. Canotto  al posto della bocca, enfatizzato da contorno labbra e rossetto scuro, naso con aspetto altrettanto poco nature, vagamente a patata ma con una strana punta larga all'insù. Occhio verde pesantemente truccato.

Accanto a lei, lato finestrino, la sua amica, vestita più easy e senza trucco, in compenso però con la faccia vittima di agghiacciante immobilità plastica: occhi tirati in sù, stile gatta di gomma, zigomi a pomello, labbra immancabilmente gonfie. Più giovane dell'altra, sui quaranta e di base forse più carina, seppur slavata e anonima, ma disastrosamente ritoccata.
A richiamare la mia attenzione però è stata la sua voce nel telefonare alla figlia a casa, rendendo pubbliche per la perplessità di tutto lo scompartimento le sue esternazioni: "Tesoro qui, amore là, ti amo qui, mi manchi là, ti manca la mamma? Chiamami mammy! Mi hai chiamato mammyyyyyy!!" e via così, con quella voce lagnosa e leziosa che io, dai tempi dei tempi, profondamente non tollero. Pensavo alla creatura innocente dall'altra parte del filo e non potevo fare a meno di offrirle la mia solidarietà.

Poi, ecco il colpo di scena. La donna comincia a parlare di un servizio che sarebbe uscito il giorno dopo su Chi... e io mi dico: possibile che questa sia una giornalista? Non volevo crederci e ho pensato che magari fosse una giornalista di gossip, una sorta di "paparazza"... boh.
Altra telefonata: "...no ma io sono contenta, sono arrivata fino in fondo, ho fatto anche un'esterna, sono uscita con dignità. Poi forse mi hanno detto che mi fanno fare le serate... Adesso dovrebbero darmi un agente, perchè quando esci di lì ti danno un agente..." E cita il nome dell'onnipresente agente di quei Vip che ingrossano le fila della categoria "Very Inutil People" (comincia per L...).
Insomma, adesso capisco, la tipa in questione è una corteggiatrice di Uomini e Donne! E a quanto pare pure la donna-leopardo, che però sostiene di non essere ancora stata contattata per le serate... chissà poi perché?
"Sai, con le serate guadagni anche cinquecento euro, e fanno comodo... sìsì poi domani usciamo su Chi..."
"Ma Diletta non è mica bella, tutti a dire quanto è bella Diletta... a me piace più l'altra... e anche lei mica troppo" Insomma, tutto un tripudio di questo genere e non potevo fare a meno di sentire, se non altro per motivi strutturali di condivisione dello spazio!

Non voglio fare la snob, non lo sono, sono eclettica, curiosa di tutto, dall'alto al basso e viceversa,  non seguo le mode o l'opinione comune, sinceramente lo faccio solo se mi va.  In passato anch'io ho subito la fascinazione di U&D, lo ammetto. Rifarsi gli occhi con qualche bel tronista prendendo il caffè dopo pranzo non mi sembrava un delitto, e ogni tanto spengere un po' un cervello perennemente in moto come il mio male non fa, quindi ben venga. Poi da quando hanno messo i vecchietti sul trono non ho più "praticato", forse anche perché avevo meno tempo libero. Adesso inizio a provare orrore di fronte a questo circo pomeridiano di situazioni già viste e di cervelli in acqua, non mi diverte nemmeno un po'. Forse perché di bellocci è pieno il mondo, e di belle statuine pure. Ma in tutta onestà penso che facciano bene a sfruttare la loro immagine, nei limiti del lecito e di una morale i cui confini non sempre possono essere unanimamente condivisibili: ognuno ha una disposizione di doti intellettuali e fisiche e sarebbe sciocco non utilizzarle tutte, quindi ben venga il giocarsi sapientemente e intelligentemente l'immagine, con ironia e senza prendersi troppo sul serio.
Ma vedere una quarantenne plastificata, con figli a casa, che gioisce alla prospettiva di fare serate, mi fa una tristezza unica. Non ho niente contro, finché si tratta di modelli e modelline giovani e belli... ma così siamo veramente sull'orlo del grottesco!

E allo stesso tempo, ancora una volta LO SO CHE C'ENTRA POCO O NIENTE MA... penso al tassista morto a Milano, Luca Massari, quello picchiato a sangue per avere investito un cane ed essersi preoccupato delle conseguenze. Sì, perchè il primo ad averlo picchiato, Piero Citterio, ha detto di averlo fatto perchè Luca è sceso di macchina, gli si è parato davanti e voleva sapere come stavano le cose, come stava il cane, e lui, non sapendo quasi come reagire, lo ha fatto con l'unico mezzo di sua conoscenza, un pugno e poi un altro e altri ancora. Ci ho sofferto per la morte di Luca, ho visto la sua foto, letto le testimonianze di chi lo conosceva: era un bell'uomo, pieno di vita e appassionato di filosofie orientali, una persona profonda, umana.

Non so perché ho fatto queste due riflessioni nello stesso post e soprattutto in questo blog, ma ne sentivo l'urgenza, perché forse ci sono veramente delle storture in questo mondo, forse si mescolano i piani, si mischia troppo il teatrino mediatico con la vita, e la vita poi non si sa come affrontarla, e quando ci si trova davanti a due occhi veri che chiedono cosa è successo non si accetta che siano sinceri, non costruiti, non minacciosi, non si sa come reagire e l'unica reazione che esplode è l'aggressione, la violenza e la distruzione.

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