lunedì 6 dicembre 2010

ULTIMI AGGIORNAMENTI DAL FRONTE CINEMATOGRAFICO: INCONTRERAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI - PRECIOUS - IL PADRE DEI MIEI FIGLI

Mi sento in debito: tra la fine di novembre e l'inizio di questo freddo dicembre ho decisamente trascurato il blog! E' stato però per una buona causa, visto che le ultime due settimane sono state UN TANTINO movimentate e piene di mille cose e novità su vari fronti, per cui non ho avuto materialmente il tempo ma soprattutto lo spazio mentale per concentrarmi su un nuovo post (pur essendo piena di idee e spunti). Aspetto in gloria il momento in cui finalmente funzionerà la wireless sul FrecciaRossa (ormai ci dovremmo essere?) così potrò sfruttare al meglio la mia cittadinanza onoraria del Fantastico Mondo Di Trenitalia per dedicare tempo a cose utili e costruttive (come per esempio appunto il blog!). Ma veniamo a noi e agli ultimi aggiornamenti dal fronte cinematografico.

Comincio dalla fine, cioè dall'ultimo weekend, poco prolifico dal punto di vista delle uscite in sala: ho visto il  nuovo film di Woody Allen; credo sia forse l'unica volta in cui mi sono ritrovata al cinema senza sapere esattamente il titolo del film che mi apprestavo a vedere... e immancabilmente a cinque minuti dalla fine mi sono ritrovata a chiedere "Senti ma... com'è che si intitola questo film?!". Perchè Woody Allen si va a vederlo anche senza sapere i dettagli. Però stavolta che flop. Era meglio se dedicavo più tempo alla pizza precedente il film, anzichè ingurgirla per correre a prendere posto!

La cosa più bella, secondo me, è la locandina: la guardi e ti immagini qualcosa di intrigante e raffinato, non certo una commedia piena di stereotipi e banali clichè e quasi del tutto priva di battute efficaci. Altro specchietto per le allodole è il titolo originale del film: "You will meet a tall dark stranger" ("Incontrerai uno sconosciuto alto e misterioso"), decisamente più appealing della versione che ne è stata fatta in italiano "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni". Ma vabbè.


Non voglio dilungarmi troppo, dico solo che il film non ha niente di significativo, se non un cast notevole (da Anthony Hopkins ad Antonio Banderas, da Naomi Watts a Freida Pinto a Josh Brolin) che però non viene assolutamente valorizzato. La storia è sinceramente noiosa, salverei soltanto due scene che mostrano un guizzo di originalità (quando Roy vede la ex moglie alla finestra dell'appartamento di fronte e quando emerge l'equivoco del coma). Anche il finale risulta posticcio, le storie dei protagonisti non vengono sviluppate e non ci sono nemmeno sufficienti appigli per una libera interpretazione. Di solito non sono così drastica nei miei giudizi ma qui devo dare proprio un voto scarso, soprattutto perchè da un film di Woody Allen ci si aspetta ben altro. A proposito, ma non doveva esserci anche Carla Bruni nel cast? Rivedrei le mie opinioni se venisse fuori che Allen l'ha convocata per un piccolo cameo nel film per poi tagliare la scena con lei...  quella sì che sarebbe una genialata!

La settimana precedente ho visto invece un film di tutt'altro genere e sul quale non posso che esprimermi in maniera entusiasta: il film è "Precious", diretto da Lee Daniels e basato su un romanzo di Sapphire. Avevo letto molto di questo film qualche mese fa,  quando è stato premiato con il premio speciale della giuria al Sundance Festival. Inoltre ha ottenuto due Oscar 2010 (per la miglior attrice non protagonista Mo’nique nel ruolo della madre e per la sceneggiatura non originale) e decine di premi tra Golden Globe e altri festival internazionali.

La storia è molto forte, è quella di una ragazzina afroamericana di harlem, Clareece Precious Jones (Gabourey Sidibe), obesa e abusata dal padre fin dall'età di tre anni, da cui ha avuto una prima figlia affetta della sindrome di down e di cui è nuovamente incinta. La madre, mentalmente squilibrata, la tortura fisicamente e psicologicamente. Nel film viene più volte da chiedersi se le disgrazie di Precious non siano troppo enfatizzate, della serie "Capitano proprio tutte a lei", però se si dice che le sventure non vengono mai da sole ci sarà un perché.

La storia di Precious è agghiacciante ma raccontata con lievità, con grazia, a tratti con humour che riesce a sdrammatizzare anche il peggio. Nei momenti più drammatici Precious si fa dei film mentali dove si immagina superstar che percorre il red carpet, che sorride ai flash dei fotografi, che bacia un bel ragazzo. Lustrini, pallets e lusso che cozzano con la realtà di squallore e miseria che lei vive quotidianamente, lei che è un genio in matematica ma che, quando l'insegnate della scuola alternativa dove la ragazza è iscritta le domanda che cosa sa fare, dice "Niente". Ed è allora che l'insegnante le dice che non è possibile, che tutti sono bravi in qualcosa, e da lì comincia per Precious la lenta riscossa. Perchè è possibile, perchè è giusto, perchè ognuno ha il diritto di giocarsi la sua carta e di dimostrare cosa sa fare. Un film da vedere, senza temere eccessi di retorica o di buonismo, c'è spazio solo per un messaggio di speranza e attaccamento alla vita.



Per concludere questa panoramica, cito un film che ho visto tre settimane fa: si tratta de "Il  padre dei miei figli", vincitore del Premio Speciale della Giuria nella sezione Un certain Regard del Festival di Cannes. Il film è un ritratto del mondo del cinema indipendente ed è ispirato alla storia di Humbert Balsan, uno dei pochi produttori che ha vissuto il cinema come una missione e che per questa causa è morto suicida nel 2005. La giovane regista Mia Hansen-Love aveva conosciuto Balsan un anno prima che si togliesse la vita. Balsan aveva deciso di produrre il suo film di esordio e dopo la tragedia del suicidio Mia, per testimoniare la personalità, il coraggio e l'amore per il cinema di quel produttore decide di girare "Il padre dei miei figli": il titolo fa riferimento infatti all'uomo che ha reso possibile i film della regista (e non solo i suoi). 

Nel film l'alter ego di Balsan è Grégoire Canvel (Louis-Do De Lencquesaing). Grégoire sembra avere tutto dalla vita: una donna che lo ama (Chiara Caselli), tre figlie, il lavoro di produttore a cui dedica tutto se stesso. E' un uomo carismatico e stimato, ha prodotto tanti film, anche rischiando. Adesso però la sua Moon Film è sull'orlo del fallimento. Lui resiste senza voler far pesare sugli altri queste difficoltà, ma il danno è irreparabile. Sceglie così di uscire di scena con un gesto estremo e senza dare spiegazioni.

Dal punto di vista formale questo film mi ha fatto pensare a "Somewhere" per lo stile rarefatto e didascalico e l'assenza di un vero e proprio sviluppo drammatico della sceneggiatura, nonostante la tragica vicenda del protagonista. Tutto scorre senza scossoni nè picchi emotivi, con la giusta lentezza dei film francesi ma senza noia. E' interessante il contrasto tra il protagonismo assoluto di Grégoire nella prima ora di film e la sua assenza nella seconda parte del film, in cui il testimone passa alla moglie, che decide di portare avanti stoicamente il lavoro del marito, e poi alla figlia maggiore. La morte del protagonista è posta al centro del film, anzichè alla fine, proprio per esprimere un'idea di continuazione, anzichè di arresto, una volontà assoluta di andare avanti da parte della famiglia. Manca una sceneggiatura forte nel film, che non è certo un capolavoro, tuttavia ci sono alcuni spunti interessanti, soprattutto per chi è incuriosito dai meccanismi interni del cinema. Da vedere per giudicare (se riuscite a trovarlo ancora in qualche sala!).

Nessun commento:

Posta un commento

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...