martedì 18 dicembre 2012

COSA ASPETTARSI A LONDRA PER 47 POUND


Case colorate a Notting Hill
Dormire a Londra con meno di 50 sterline si può. E' stata questa la sfida per l'ultima notte della mia recente trasferta londinese. Le prime due avevo appoggio da amici in zona Notting Hill, la terza (venerdì a due settimane da Natale...!) dovevo cercarmi una sistemazione e tutti quelli a cui provavo a chiedere info mi rispondevano sistematicamente: meno di 50 sterline? Impossibile. 

Cioè: impossibile non lo è se ci si accontenta di una camerata o di un bagno in condivisione, oppure di sistemazioni periferiche. Io invece, spulciando TripAdvisor in lungo e in largo, sono riuscita a trovare una soluzione di cui andare fiera: stanza singola con bagno privato e colazione inclusa alla dignitosa tariffa di 47 sterline.

Cosa ci si può aspettare a Londra per quella cifra?

Punto primo, e per me fondamentale, anzi direi decisivo, è stata la collocazione: a due passi dalla metro Notting Hill Gate, quindi perfetto. Zona molto bella e a poche fermate di Central Line da Oxford Circus.
Questo è bastato a farmi decidere, insieme alla cifra under 50 e al bagno in camera.

Dunque arrivo e mi trovo davanti la classica scala all'inglese, di quelle strette e coi gradini fitti fitti rivestite di moquette. Terzo piano. Sono abituata a tre piani di scale senza ascensore e con bagagli di ogni genere, ma in quel caso, con due maschi alla reception, un gesto di galanteria poteva anche starci no? Invece alla mia domanda (retorica) in merito all'ascensore, mi sento rispondere con un sorriso stiracchiato che no, non c'era, così avrei potuto fare esercizio!

Humour inglese, ragazzi.

Insomma mi faccio questi tre piani di scaletta ripida e noto dalle urla provenienti dalla porta semiaperta della camera a fianco alla mia che la stessa è popolata da una famiglia con circa 2/3 bambini under 10. Ottimo!

Apro la porta di camera e sento sbattere. Che sarà, mi chiedo? Penso a un piccione o qualcosa del genere. E' la finestra, semiaperta. Non c'è persiana, niente, solo una tenda e questa finestra a vetro a scorrimento verticale. Tiro giù il vetro, e questo continua a sbattere per il vento, ritmica colonna sonora della mia permanenza lì. Lo spiffero che entrava dall'inevitabile mal chiusura della finestra era compensato da un termosifone posto appena sotto e in sovraccarico di calore, dunque il freddo no, non l'ho sofferto.
Per il resto, tutto abbastanza pulito anche se il lavandino del bagno era mignon.

La sera esco, vestita e truccata dignitosamente, e il simpatico receptionist mi dice, con tono a-tono e sorriso inesistente: you look nice.
Grazie, sorrido timidamente, imbarazzata da quell'apatica esternazione.

Che entusiasmo!

La mattina mi sveglio presto e decido di sperimentare la colazione. Proviamoci, una fetta di pane tostato male con la marmellata ci sarà. E infatti c'era, da poter gustare in una sorta di catacomba di tre metri per due, stipata di famiglie con bambini e qualche coppia coraggiosa. Io, da sola, ero la più coraggiosa di tutti. La percentuale di italiani era di circa un 60 % sul totale dei componenti dell'allegra brigata.

La cosa buffa in tutto ciò era vedere il goffo tentativo di questa fauna mattutina di approfittare del buffet, come impone il manuale del turista low cost in queste circostanze: c'era una sorta di imbarazzo palpabile nel gustare quelle fette di pane tostato bruciacchiate e quel poco altro di commestibile presente al banchetto, in un'atmosfera claustrofobica. Le coppie tentavano di rilassarsi, le famiglie di riempirsi la pancia per, evidentemente, risparmiare sul pranzo, ma c'era ben poco di che nutrirsi e di che goduriosamente rimpinzarsi, e ciò creava perplessità evidenti.

Da parte mia, che sono refrattaria a qualsiasi forma di condimenti in eccesso, ho scoperto che il burro sotto la marmellata è tutta un'altra storia. Soprattutto quando il pane tostato è quel che è, e la marmellata pure, un bel velo di burro è fondamentale per mandare giù con un minimo di piacere l'arduo boccone.

Fortuna che almeno il check out non imponeva orari strani, ma un onesto ore 11.
Lascio, as usual, la valigia in custodia, che avrei ripreso a metà pomeriggio prima di andare in aereoporto. Mi spiegano che fino alle 14 è gratis, dopo scatta una tariffa di 5 pound per questo 'deposito'.
Ecco che i 47 sono già diventati 52, penso.

Eppure che fare, devo stare alle loro condizioni.

E così è stato. Alle 16 torno a riprendere il bagaglio. Nel frattempo il receptionist era cambiato e mi sembrava un po' più amichevole (mi ha spiegato che era appena tornato da Birmingham dove studia odontoiatria), dunque penso: magari questo non mi chiede niente, e invece no. Tempo di fare due parole che il pragmatico aspirante dentista tira fuori l'assurda tariffa.

Faccio buon viso a cattivo gioco e gli do 5 sonanti pound. In fondo, a parte la claustrofobia da pane tostato, ci son stata bene in quell'hotel. Però quella tassa da 5 pound l'ho trovata proprio ingiusta, e così senza alcuno scrupolo mi sono portata via il loro adattatore per la corrente. Tié.                                               

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