sabato 25 dicembre 2010

...AND SO THIS IS CHRISTMAS

E' Natale. Una di quelle occasioni che aspetti con impazienza e che poi quando arrivano vorresti svicolare il prima possibile. Già il 24 ti ritrovi a pensare che non vedi l'ora di essere all'Epifania che tutte le feste si porta via per tornare al solito, rassicurante tran tran. Salvo che poi ti abitui al clima  festivo, agli auguri, al rosso da tutte le parti e al panettone, e allora ci stai anche bene in quel limbo carico di addobbi e luci e colori che ti traghetta verso l'anno nuovo, stordita dalla giostra dei festeggiamenti che riescono quasi a sopire la necessità di fare bilanci e stilare liste dei buoni propositi. Perchè, diciamocelo, Natale è tempo di bilanci, così come Capodanno è il momento dei buoni propositi. Mai che ne abbia rispettato uno io, se non altro non di quelli  di inizio anno. Tipo: dimagrire tre chili, iscrivermi in palestra, andare a letto prima la sera, diminuire la smania di controllo, concedere più spazio al mondo che mi circonda riducendo la portata degli egoismi... e via dicendo. Ma tant'è. Di solito ci si ostina a ripetersi anche quando si sa che è perfettamente inutile, sai mai che stavolta funzioni...

Comunque, quest'anno ho iniziato a guardare il Natale anche da un'altra prospettiva. Mi sono ritrovata a mettermi nei panni dei pendolari, di quelli che hanno la famiglia lontana che magari vedono due volte all'anno e per i quali il Natale è tutto un'organizzazione di treni o aerei prenotati con largo anticipo, valigie da preparare, parenti che non vedono da mesi. E spesso l'occasione li porta a rientrare in vite lontane, in mezzo a luoghi o persone a cui si sono disabituati, che non sempre sono fonte di gioia. Spesso tutto ciò finisce per portare ad interrogarsi sul tempo che passa, sulle persone che invecchiano, sulla nostra vita che non c'entra poi più molto con il punto da cui si era partiti. Lo leggo nei post di altri blogger, lo ascolto nelle conversazioni smozzicate sui treni e rubate a telefonate di auguri, lo vedo dai conoscenti che partono per tornare alla terra di origine. E lo sento un po' anche su di me. E allora forse è per questo che ieri, sì proprio la vigilia di Natale - sarà stata la stanchezza... non so - mi è presa una gran malinconia, per il tempo che passa, per le feste che c'è chi se le sa godere e chi no, per il senso di solitudine che a volte ti prende proprio quando tutti festeggiano. Ma passerà... e tra qualche giorno non vorrò più uscire dal limbo post natalizio, lo so. Perchè abbiamo bisogno di stordirci e di festeggiare "per dimenticare di essere soli da sempre", come dicono i Baustelle in una canzone bellissima, "L'ultima notte felice del mondo".

Però, voglio farvi gli auguri citando una frase del libro di Daria Bignardi "Un karma pesante", dove la protagonista Eugenia è una scorpionaccia pazza e stronza come me, egoista per istinto di sopravvivenza: "A volte pensi che per cominciare a vivere davvero devi prima capire chi sei, fare le scelte giuste, mettere tutto in ordine: ma alla fine la tua vita sarà il modo in cui hai vissuto. Il modo in cui stai vivendo adesso." Dovremmo non dimenticarcelo mai, che il dono più prezioso è il presente, e fanculo a tutti i buoni propositi. 



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