martedì 7 dicembre 2010

PER CHI NON STORCE IL NASO: TRENT'ANNI E UNA CHIACCHIERATA CON PAPA' - SI VEDE CHE ERA DESTINO

Tra novembre e dicembre ho letto due libri sui quali molti hanno storto il naso.
"Che leggi? Fai vedere..." "Mmm, alta letteratura..." "Tutte queste cose commerciali..." Qualcuno ha anche pronunciato la fatidica sentenza "Secondo me è tutta un'operazione di marketing". E io ad indignarmi profondamente.
Primo, perchè come ho sempre ribadito sono letterariamente onnivora, datemi un libro con le pagine fragranti di stampa, le parole scritte con caratteri ragionevolmente leggibili e quel buon odore tipico della carta, e sarò felice. (Per questo per me l'on line non potrà mai del tutto sostituire il cartaceo, è troppo il piacere sensoriale e fisico che mi dà la carta). Quindi, mi piace leggere di tutto, spaziare, e non avere preconcetti su chi scrive (quasi mai, diciamo). Secondo, perchè in questi casi che sto per citare, se l'ombra del preconcetto un pochino l'ho avuta anch'io, devo dire che l'ho messa da parte molto presto. Ma andiamo con ordine.

Il primo libro, la fantomatica operazione di marketing, è "Trent'anni e una chiacchierata con papà", il libro "rivelatorio", la cui uscita ha accompagnato l'outing (o coming out, insomma la rivelazione) di Tiziano Ferro in merito ai suoi gusti sessuali. Da qui a dire "operazione di marketing" il passo può essere breve, ma perchè vedere il marketing dappertutto è diventato obbligatorio oggi? Bisogna sempre fare gli scafati che pensano di saperla lunga, non si può semplicemente leggere e poi giudicare? Io ho fatto così, e ho letto "Trent'anni e una chiacchierata con papà" dalla prima all'ultima pagina.

Non sono mai stata una fan di Tiziano Ferro, ma questo libro mi aveva incuriosito, anche per il fatto di essere pubblicato da una casa editrice particolare, Kowalski, non commerciale e che si occupa soprattutto di narrativa di genere e biografie di artisti. Inoltre mi aveva colpito l'understatement della copertina, che non piazza in pole position il bel faccino di Tiziano (come ad esempio accade sulla recente autobiografia di Grignani), ma lascia spazio al bianco, attraversato dalla firma in rosso di Tiziano. Un segno di low profile da non sottovalutare nel giudizio. E devo dire che dopo aver letto questo libro ho cominciato ad apprezzare di più il personaggio Tiziano Ferro, ad ascoltare le sue canzoni con più attenzione, a interpretarne i testi sulla base dei racconti del libro. Perchè questo altro non è che la raccolta dei diari che Tiziano ha tenuto dal 1995, quando aveva quindici anni, ad oggi, dove costantemente nel tempo ha sempre scritto di sè e che quindi delineano la sua carriera, in tutti i suoi sviluppi, il successo, ma anche tanta solitudine, problemi con il cibo e con l'accettazione di sè, soprattutto della sua omosessualità, lungamente latente e rifiutata, non riconosciuta in primo luogo da lui stesso. Chi insinua che il libro non sia scritto da lui la pensi come vuole, io sono fermamente convinta che sia opera sua, rispecchia il suo stile e la sua bravura con le parole delle canzoni, e troppi sono i dettagli, anche i più insignificanti, della sua vita, per essere opera di un qualche ghost writer.

Mi è veramente piaciuto molto e lo consiglio, è la storia di un ragazzo qualunque che si trova catapultato nell'ingranaggio del successo, vista da lui, ma è anche la storia di una difficile, anzi difficilissima, accettazione di sè. Tiziano non mi aveva mai particolarmente colpito perchè non ne intravedevo l'"umanità": preciso, sorridente, sempre come ci si aspettava che fosse, senza smacco, senza defaillance, senza apparenti lati oscuri; lo vedevo poco "vero", poco "profondo" a dispetto dei testi delle sue canzoni. E invece l'impressione era questa perchè la sua profondità e la sua emotività le teneva dentro, insieme alle sue fragilità, che con questo libro ha deciso di mettere allo scoperto. E questa esternazione gli ha conferito forza, anzichè toglierne, perchè l'ha fatta con sincerità, con maturità e con grande stile.

Altro libro, che ho finito proprio stanotte, è quello di Gioele Dix "Si vede che era destino"; ho fatto le 4 a leggere e a rimuginare sulla folle idea del protagonista... surreale sì, eppure pensa un po' se... e via coi film mentali! 
Non conosco molto Gioele Dix, è un nome che ho sempre sentito ma poco approfondito, poi (qui sì strategia di marketing), l'ho visto a UnoMattina, se non sbaglio, che presentava questo suo libro, e mi ha colpito per due cose: primo perchè diceva cose sensate e interessanti, secondo perchè con quello sguardo azzurro non era proprio niente male. Comunque, ritrovandomi qualche giorno più tardi a vagare per la libreria della Stazione Termini "Toh!", ecco che il suo libro mi fa capolino da uno scaffale, e allora "si vede che era destino"!

Libro senza pretese di intellettualismi, infarcito di ironia eppure scritto con stile magistrale (perchè anche per l'ironia ci vuole stile, eccome), che parte dal surreale progetto del protagonista Michele, scrittore poco stabile dal punto di vista sentimentale, che nel ferragosto alla vigilia dei suoi 40 anni si trova da solo a casa a Milano e decide di fare una festa per il suo imminente compleanno (esattamente un mese dopo) con tutte le donne che ha avuto, ma proprio tutte, dagli ultimi tasti dolenti alle più remote meteore di gioventù. Così comincia per lui un mese denso, dove ripercorre la sua storia sentimentale dagli esordi facendo un viaggio nei meandri delle sue relazioni, per riuscire forse a tracciare un percorso dentro se stesso, per se stesso, un vero e proprio bilancio sentimentale. Per cui, tra il serio e il faceto, tra i ricordi, le emozioni e l'immaginazione che gli impone il suo mestiere di scrittore, Michele rievoca, ipotizza scenari futuri, e tuttavia cerca concretamente di rintracciare tutte le sue ex, fino alla fatidica data della festa, il 15 settembre... Leit motiv del suo viaggio mentale la frase che gli ripeteva sempre suo nonno: "Se l'uomo non diventa uomo, per lui una donna vale l'altra".

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